Il guardiano però non visita mai i sotterranei di quel castello, non è di sua competenza d'altro canto, ma del comune per vari motivi. Ed è proprio in uno dei punti corrispondenti a questi sotterranei, che in superficie si è verificato un fatto strano: si è aperta una voragine senza che vi fosse uno scoppio, un terremoto o qualsiasi altro evento importante che possa aver causato questo fenomeno. Da questo buco nel terreno esce del fumo grigio e nero, sottile, a piccole lingue e inodore, il che non lascia dubbi sul fatto che non si tratta nemmeno di un incendio. Dove sarebbe scoppiato poi questo incendio? Il tutto è così strano, l'area è stata interdetta semplicemente ponendo i nastri gialli per delimitare la zona per una voragine dal diametro di circa due metri e mezzo. Questa voragine, inoltre, si trova alle spalle del castello e perciò non visibile se si decide di entrare nella costruzione sfruttando l'entrata principale. Ma nessuno osa mai fare questo perché il grande portale è sorvegliato da telecamere di circuito e da allarme nel caso venga forzato per entrare.
Una ragazza dall’aspetto di una ventenne sta uscendo dalla stazione. Si appoggia pesantemente ad una colonna, respira profondamente. Alza la testa come se stesse annusando attorno e poi si dirige verso un parco poco lontano usando un bastone bianco per farsi strada verso una panchina sotto un grande albero. A metà strada la ragazza inciampa e cade a terra, si rialza di scatto e, lasciando il bastone a terra quasi corre verso la panchina, fermandosi esattamente davanti. Si siede e poi si ferma quasi immobile, solo le spalle si alzano e abbassano mentre respira profondamente, una lieve brezza si alza in quel momento a scompigliarli i capelli lunghi fino alle spalle. Mélie è vestita abbastanza leggera per quella stagione, ma non sembra patire il freddo. Jeans scuri, quasi neri molto rovinati per l’uso prolungato ma evidentemente puliti. Una maglietta azzurra con un’immagine sbiadita di una mano in guanto d’arme che tiene un boccale sotto una frase “il bere vince sempre contro il male” Una felpa blu scuro con cappuccio e zip sul davanti. Sulle spalle un vecchio zainetto nero eastpack con un tappo di sughero legato alla zip.
Un tramonto invernale. Un fiammante, basso, caldo tramonto invernale che solcava il cielo come una freccia, dividendolo in porzioni rosee e azzurre. Quanta bellezza. Quanta... vastità. Mi sembrava di aver passato un'eternità inghiottito nell'ombra, una vasta quantità di tempo scandita solo da un continuo via vai di volti e nomi, da un susseguirsi di carni e lenzuola e muri ammuffiti, ed invece erano passati anni. Decenni. Evaporati, svaniti come un pugno di fumo. Sorrisi, intrappolato tra quel tramonto ed i miei pensieri. Era bastato invece solo un istante - un attimo di distrazione - per riuscire a fuggire. Una frazione di secondo, una millesima porzione di coraggio... o disperazione. O fortuna, sebbene il pensiero mi facesse rabbrividire. Potevo dire di essere l'unico della mia nobile "famiglia" ad aver visto di nuovo il cielo scarlatto. Potevo dire di aver vissuto di nuovo, almeno per un altro giorno. Certo, vendendomi, raffazzonando un pezzo di casa, qualche vestito e qualche soldo, ma pur sempre per conto mio. A modo mio.
Quando Aaron era arrivato a Nouvieille aveva trovato una situazione decisamente bizzarra. La città era avvolta dal caos più totale, i cittadini si comportavano come se fossero completamente impazziti. Aveva capito quasi subito che c’era qualcosa fuori posto e questo lo aveva presto messo in allerta. Come prima cosa aveva tentato di contattare la Casa Madre di Londra e lì aveva ricevuto una nuova sorpresa non troppo gradita, ovvero che la linea telefonica risultava non raggiungibile. E la stessa cosa poteva dirsi per le email, sms, WhatsApp e qualunque altro tentativo possibile. Era isolato. L’ultima sua risorsa era la sede del Talamasca di Nouvieille, o almeno quello che ne restava. Aveva letto fascicoli sugli strani incidenti accaduti anni prima e quello che aveva riscontrato era il vederla popolata da creature provenienti da chissà dove e delle specie più differenti. Non gli era stato facile, nonostante la sua esperienza, di raggiungere la biblioteca. Almeno quella, almeno gli archivi, risultavano al sicuro. Gli sarebbero tornati sicuramente utili, ma nemmeno quelli potevano definirsi sufficienti. Aaron Lightner era solo e la cosa di cui aveva maggiormente bisogno erano alleati. Tuttavia a chi avrebbe mai potuto rivolgersi? La polizia non non conosceva nulla di quel ondo sovrannaturale e anche se gli avessero creduto probabilmente versavano nelle stesse condizioni del resto della popolazione considerando che non aveva visto nessuno cercare di riportare l’ordine.